Attività svolta il: 4 e 5/10/2014

Fine settimana memorabile per il GGT, con due squadre impegnate in attività speleologiche su differenti fronti; non accadeva da molto tempo! Tre soci (i due Federico e Carlo) andranno in Castel Sotterra (vedi il racconto) mentre io (Alberto), Dado ed Andrea puntiamo al Canin, nell'ambito del Progetto Grande Poiz.

Appuntamento nel primo pomeriggio di sabato a Resiutta, a sorpresa da Trieste arriva solo Gianni, gli altri che dovevano venire sono stati costretti a rinunciare. La salita non riserva sorprese e la sera arriva presto, tempo di cenare e ci “imbustiamo” nei sacchi a pelo a Casera Goriuda.

In piena notte, mentre noi dormiamo ancora, dal piazzale di Sella Nevea parte Sandrin che arriva in casera prima dell'alba per darci la sveglia. Con le prime luci del dì scendiamo al bivio per la conca del Grande Poiz da dove iniziamo ad inerpicarci tra le pareti lungo una traccia di sentiero, aiutandoci ogni tanto con le corde lasciate in loco precedentemente nei passaggi più delicati.

Raggiunta la zona dell'ingresso ci cambiamo ed indossiamo dei pittoreschi impermeabili che, in teoria, serviranno a proteggerci dal latte di monte ed evitarci il congelamento. La corrente d'aria tanto temuta oggi non c'è ma gli impermeabili li teniamo lo stesso, non si sa mai, ed infondo proteggono comunque dal freddo e dall'umido anche se un po' scomodi.

Sandrin va avanti, io cerco di stargli a ruota, dobbiamo andare avanti per iniziare a rilevare un piccolo tratto. La grotta ha una bella morfologia, percorriamo il fondo di un meandro non larghissimo ma molto bello ed in costante salita. Ogni tanto ci sono delle piccole pozze da evitare facendo un po' di opposizione. Arrivati ad una prima sala (finalmente un po' di largo!) facciamo il piccolo rilievo; nel frattempo ci raggiungono gli altri tre.

Proseguiamo poi addentrandoci in uno stretto meandro in faglia poco invitante in cui, in maniera stupida, riesco ad incastrare il sacco sotto di me; in mio aiuto torna indietro Sandrin ed in breve la situazione si sblocca.

Rileviamo poi la parte alta di una seconda sala; c'è una condotta che gira su se stessa e sbuca dall'altro lato della sala, molto particolare! Dado e Gianni esplorano un passaggio che torna sopra il meandro in faglia e forse permette di aggirarlo; dopo un po' tornano, serve corda e trapano (che abbiamo noi), quindi si vedrà che fare al ritorno. Alla fine della condotta “del girotondo” c'è da fare una scelta: entrare nella zona orizzontale e rilevare il più possibile di quanto trovato la volta precedente (che “stropa… ma no so dove!”) oppure girarsi di 180° e proseguire sulla parte alta di un meandro. Sandrin opta per la seconda opzione e noi lo seguiamo.

Il meandro prosegue abbastanza largo, ogni tanto ci sono dei saltini in discesa.. Sbuchiamo in testa ad un pozzo, dalla parte opposta continua il meandro. Sandrin traversa ed arriva dal lato opposto, continua ancora, in discesa. Decidiamo il da farsi, si prova a scendere il pozzo e… scopriamo che è una parte nota della grotta! Grande notizia, abbiamo bypassato un ampio tratto, l'uscita è più vicina. Scendo con Gianni per rilevare, risaliamo il pozzo e continuiamo il rilievo proseguendo nel nuovo meandro, il quale finisce nuovamente in una parte nota della grotta. È tardi, ed anche se non abbiamo trovato nulla di significativo almeno ora arrivare in zona esplorativa sarà più rapido e comodo!

Usciamo dalla grotta con un paio d'ore di ritardo rispetto a quanto preventivato e quando lasciamo la conca del Grande Poiz gli ultimi raggi di sole ci hanno abbandonati già da un po'.

Author: Alberto Righetto