Ci hai insegnato tutto

Mani come badili nel buio amico,
sulla roccia liscia e nel fango che incolla

nelle acque limpide di sifoni profondi.

Mani come badili a tessere nodi, a inventare percorsi,
a descrivere vie sotterranee, nascoste.

A portare feriti e donare conforto,
placar la paura, ad urlare la forza.

A indicare stupite fiori e gemme di roccia,
a cercare, ostinate, risposte, o mistero.

A stringere lievi ben più piccole mani,
di scriccioli attenti e un po’ timorosi,
a guidar passi incerti, a gettare una luce,
su ciò che si trova al di sotto del cielo.

Mani come badili su un bicchiere di vino,
a cantarne le lodi, a versarne altri cento.

Mani come badili, nelle piazze ed in strada,
a portare bandiere, a gridare diritti.

A distruggere dubbi, ad indagare certezze,
a rider le mode, a sputar sul consenso.

Ad abbattersi chiuse, chiuse a pugno da maglio,

sopra tavoli ignari, per parlare del mondo.

Mani come badili sull’ovale di cuoio,
nella nebbia o nel sole,
sopra campi bagnati o già duri di ghiaccio.

Occhi come finestre,
tra la barba ed il cuore.

Voce come tuono,
rassicurante come un basso continuo.

Se esiste un mondo al di là della soglia, ci piace pensarlo di montagne e di grotte, di campi di rugby, di fiumi e di mari, di osterie di altri tempi.

Ci piace pensarti un po’ assorto a fumare,
mentre respiri spazio a mille miglia di distanza.

Se ciò che resta è soltanto il ricordo,
hai vinto in partenza.

Amico, fratello, padre, compagno e maestro,
ci hai insegnato di tutto.

A resistere duri ai placcaggi della vita,
a non mollare mai,

“senza perdere la tenerezza”, come disse quel “Che” che hai molto amato;
ci hai insegnato la partecipazione,
la solidarietà,
la disponibilità,

la condivisione.

Continueremo ad esplorare, a giocare, a bere e a cantare anche per te,
ma è dura, amico grande, è dura.

Saremo in grotta a coprirci di buio,

su di un campo di rugby a coprirci di fango,
di fronte a un bicchiere a riempirci di vino.

Ma per quanto si possa tentare, non sarà mai più la stessa cosa.

Cerchiamo parole ma escono lacrime, senza ritegno né vergogna.

Le parole faticano a parlare di assenze.

Ciao, Cin.

Antonio De Vivo