Nel mese di agosto i soci GGT Sara, Alberto e Federico hanno partecipato ad una spedizione internazionale
organizzata dagli amici speleologi polacchi della Fundacja “Speleologia Polska” che si è svolta in Albania
sul massiccio del monte Maja Cet Harushes (2.421 m), nella parte alta della vallata del fiume Valbona che
dà il nome all’omonimo parco nazionale.

Federico, Andrea, Sara e Alberto in viaggio verso Valbona

La spedizione aveva vari obiettivi, speleologici e scientifici. L’area di interesse è situata in una zona
carsica molto vasta, ancora poco conosciuta e quindi con un ottimo potenziale esplorativo. Per questo era
importante continuare con l’attività in superficie, per poter individuare e catalogare la maggior parte di
cavità possibili.

Lo scopo principale però era quello di continuare le esplorazioni e contemporaneamente rilevare la grotta
“Shpella Sportive” [Shpella in lingua albanese significa grotta. ndr], scoperta qualche anno fa. Si tratta di
una bella cavità, profonda e articolata, che si apre sul fianco di una vallata, a quota 2.040 m.

Del team internazionale facevano parte anche due scienziati: Andrea Pereswiet-Soltan, chirotterologo del Institute of Systematics and Evolution of Animals Polish Academy of Sciences e socio del GS Proteo, con il compito di eseguire il monitoraggio dei Chirotteri e Joanna Kocot-Zalewska, biologa che si è occupata della raccolta di campioni biologici, principalmente di invertebrati.

Andrea Pereswiet-Soltan mentre raccoglie campioni nella Shpella e Haxhise (foto Alberto Righetto)

La spedizione ha ottenuto ottimi risultati; la “Shpella Sportive” è stata esplorata e rilevata fino alla
profondità di -256 m, mentre la “Shpella E Valbones”, inaspettatamente, ha regalato un bel -395 m con
delle ottime prospettive esplorative. Le battute esterne hanno permesso anche di rivedere alcune cavità
parzialmente esplorate negli anni precedenti. Tra queste, la più bella e importante è la AVL-52,
parzialmente esplorata per la prima volta molti anni fa, perché un grosso blocco di ghiaccio non permetteva di
proseguire oltre. Sara e Alberto con tenacia, dedizione e scarsità di materiale d’armo, in due giorni,
esplorano, rilevano e fotografano questa stupenda cavità. Al suo interno c’è una bellissima lingua di
ghiaccio, che partendo dall’ingresso scende a chiocciola fino sul fondo. La bellezza e unicità di questa
grotta, ribattezzata “Shpella E Akullt” [grotta ghiacciata. ndr] che ha meritato la copertina di Jaskinie, la rivista polacca di speleologia.

Momenti di vita quotidiana al campo, in seguito ad un acquazzone (foto Federico Narduzzi)

L’attività scientifica ha permesso di raccogliere circa 70 esemplari di invertebrati – attualmente in fase di
studio – e di identificare la presenza di almeno 10 specie di pipistrelli, ma è molto probabile che l’analisi
dei dati raccolti – sonogrammi e ossa – permetterà di aumentare il numero delle specie censite.

L’organizzazione polacca è stata impeccabile, merito anche del capo spedizione Michal Macioszczyk
(eMc) che ha gestito tutti gli inconvenienti grandi o piccoli che si sono verificati. I giorni di spedizione
sono volati, tra grotte, risate, colazioni sull’erba e i dopo cena attorno al fuoco sorseggiando bevande
alcooliche portate dalla Polonia. Soprattutto ora, dopo essere rientrati in Italia, ci siamo resi conto di
quanto ci abbia regalato ed insegnato una esperienza simile.

Author: Alberto Righetto