Anche quest’anno il GSP ha organizzato il campo invernale per continuare con le esplorazioni del PE10.
Tre sono le squadre che si sono susseguite nelle esplorazioni , con turni di sei giorni ciascuno.
Io farò parte della terza squadra, composta di tre persone.
Sabato 2 gennaio salgo lungo il sentiero che dal lago della Stua porta a Casera Brendol, comodo campo base per l’avvicinamento all’ingresso della grotta.
Lo zaino e’ stracarico di roba e sta nevischiando: dopo quattro ore arrivo alla casera. Là incontro Marco Cicca e Tebe. Giulio e Giulia di Padova arriveranno in serata.
Domenica 3 gennaio: la giornata è stupenda e la neve è ben assestata. In mattinata prepariamo il materiale che porteremo dentro, per lo più cibo, e partiamo alla volta dell’ingresso del PE.
Cambiarsi non è traumatico perché il sole scalda bene. Traumatico è invece l’ingresso in grotta: le corde sono rigide come bastoni e la discesa è un po’ problematica. Fino al primo pezzo di traverso tutto è avvolto dal ghiaccio e fá un freddo porco!
Dall’ingresso ci vogliono circa 7/8 ore di progressione per giungere alla nostra meta, la “Locanda del Bucaniere”, campo base da cui dipartono le attuali esplorazioni.
A – 450 arriviamo al vecchio campo base, dove ci fermiamo e ci scaldiamo un minestrone in barattolo (buono o no, in grotta va bene tutto).
Proseguendo si inizia a risalire lentamente lungo vecchie condotte e meandri, fino a raggiungere il pozzo Halloween, un P 100 che, alla base, interseca le “Gallerie dei Cinghiali”. Qui siamo a -530 e a circa due ore dalla Locanda del Bucaniere dove la seconda squadra ci sta aspettando per il cambio. Avevo già avuto modo di vedere il campo in occasione di una punta precedente e devo dire che è sistemato bene: una vera tenda da sei posti con sacchi a pelo sintetici che offrono un buon riposo, considerato che si è sottoterra a – 500. Il campo e’ situato sull’ansa di una grande forra con sabbia sul fondo, cosa gradevole se non fosse per il fatto che, dopo un po’ te la ritrovi ovunque. La temperatura e’ di 4 gradi, ma basta mettersi qualcosa in più e si sta bene. Fortunatamente in quella zona non tira aria.
Arriviamo alla Locanda verso le otto e mezzo della sera e incontriamo i sei della seconda squadra che si avviano verso l’ uscita. Noi invece siamo attesi da cinque giorni di esplorazioni nella zona chiamata “Isola che non c’ è”.
Qui rileviamo circa 300 mt di zone già esplorate precedentemente dalle altre squadre. Quindi esploriamo condotte e forre in salita e in discesa, alcune finiscono su grossi camini per altre ci vorrebbe la corda, ma abbiamo solamente qualche spezzone. L’esplorazione è per forza di cose solo parziale. Ovunque ci si volti ci sono sicure prosecuzioni. E’ incredibile come, già dalla base dell’Halloween, ci si possa muovere senza l’ausilio dell’attrezzatura, per centinaia di metri attraverso gallerie, condotte forzate, meandri e faglie.
Dalla base di questo pozzo la grotta si presenta con diversi piani di gallerie di varia grandezza ,dove si possono percorrere chilometri. Tutto lascia presagire che il sistema dei Piani Eterni, che ha già quasi 30 Km di sviluppo, diventerà un complesso di prima grandezza.
Le esplorazioni sono state allietate da tortellini in brodo, qualche pasta con tonno, tè, una piccola mortadella che nessuna delle altre squadre ha avuto il coraggio di mangiare, piadine, cioccolata e ancora tortellini.
7 febbraio, sono le 1.30 della notte: è ora di guadagnare l’uscita facendo tappa al vecchio campo.
Usciamo a mezzogiorno circa e sta nevicando di brutto, c’ è mezzo metro di neve fresca e la visibilita’ è scarsa. Il ritorno alla Casera ci e’ costato una gran fatica: la neve fresca sommata allo zaino piuttosto pesante ci facevano sprofondare fino al ginocchio quasi ad ogni passo, pur avendo le ciaspe.
Per evitare eventuali slavine decidiamo di fare un tragitto più basso rispetto al solito percorso che passa troppo vicino al monte Mondo e ad altri pendii piuttosto ripidi. Questo ci fa arrivare alla Casera dopo quattro ore di marcia spossante. Dopo essermi rifocillato per bene vado con Giulia sulla sella al di sopra della piana dove c’ è campo per il cellulare e facciamo alcune chiamate, scoprendo che il Soccorso si era allertato a causa del maltempo che imperversava da queste parti. Fortunatamente tutto si è risolto in un semplice preallarme, bloccando anche chi stava già per partire (grazie, ragazzi).
Sabato torniamo tutti a valle sotto l’ennesima nevicata, ma, ormai che se ne importa, ho portato a casa una grande esperienza che ripeterò sicuramente se ne avrò l’occasione.
P.S. La mortadella faceva schifo!

Author: Claudio Trevisani