Frasassi_1Arrivano le ferie e si organizza qualcosa di foresto. A Frasassi negli anni c’ero già stato molte volte, in turistica e speleo-turistica. Mi mancava una escursione “full-speleo” per poter assaporare più liberamente questo capolavoro della natura (vedi video al termine di questo articolo). Tramite conoscenze di colleghi (grazie Maui!) trovo un contatto presso il GSU di Urbino (Enrico), che volentieri si offre di farci da guida.

Ci incontriamo la mattina presso un parcheggio a Genga. Sorpresa: si uniscono a noi una decina di persone dei gruppi speleo di Urbino e Genga, formando un bel gruppetto che subito si affiata (si fa amicizia immediatamente tra speleo… :-D ).

Arriviamo presto all’ingresso turistico dove, firmati i permessi, entriamo assieme ai visitatori, percorrendo rapidamente (troppo rapidamente! Anche se visto mille volte è sempre uno spettacolo) il percorso di passerelle, fino al punto estremo. Dopo di che scavalchiamo la balaustra e ci infiliamo in un passaggio. Un attimo di pausa per mettere a punto le illuminazioni a carburo che hanno i nostri ospiti e si parte. (Incredibile, ma ancora il “profumo” di carburo e la sua luce calda, smuovono ricordi passati…)

Da qui in poi è difficile fare una descrizione dettagliata. Troppi ambienti visitiamo e troppi meravigliosi angoli passiamo per poterli ricordare tutti. In pratica è come fare una progressione continuamente DENTRO una concrezione, senza soluzione di continuità. Non esiste angolo, per quanto recondito, che non riservi una sorpresa, sia nel dettaglio che negli ambienti più grandi.

Un festone continuo di concrezioni bianchissime (per i nostri standard) ci accompagna ovunque si posi la vista. In un labirinto, per noi, non conoscendo la struttura, che affrontiamo con continuo stupore. Stalattiti enormi, stalagmiti a festoni elaboratissime, eccentriche stranissime, ovunque, “colate” maestose di calcare, piccoli anfratti che sembrano presepi delicati. A volte viene l’impressione di essere intrusi. Purtroppo i mille passaggi di centinaia speleo si vedono (sigh) e noi si cerca di essere meno intrusi possibile. A un certo punto, come ha detto Alberto, bisogna chiudere gli occhi per procedere, altrimenti non ti muoveresti più da lì. Non avrei idea di come descrivere meglio l’ambiente. Inutile perdersi in dettagli che non si riuscirebbe a descrivere pienamente.

Giungiamo alla fine del percorso discendendo in corda per una quindicina di metri, proprio sopra le passerelle turistiche piene di gente. Impossibile non sentirsi osservati e non sentire i commenti… (“No, che dici, quelle non sono persone! Sono speleo!” :-D)

Usciamo con rammarico (avremmo voluto anche stare di più) cercando di non infangare la gente e torniamo al solleone estivo. Qualcuno giustamente scende al torrente per lavare l’attrezzatura (noi no! Siamo praticamente puliti. Un giorno li invitiamo per una bella gita agli Argilloni a Sinistra, in Castel Sotterra… :-D).

Ovviamente si termina con una bella mangiata di sapori locali, inevitabile.

Inutile dire che è un’esperienza da ripetere appena possibile. Ma guai portarsi attrezzatura fotografica… non si esce più!

Testo e fotografie di Paolo Pozzobon

Author: Alberto Righetto